9 Dicembre 2025 | E-learning
Con l’esplosione del digitale, il nostro modo di leggere — e dunque di consumare contenuti — è cambiato profondamente. Il passaggio da carta a schermo ha imposto nuove dinamiche: attenzione più distratta, risultati più veloci, ma spesso superficiali. In questo contesto emerge il fenomeno dello skimming, ovvero la lettura “a spizzichi e bocconi”, che sta diventando la norma per molti utenti online.

Tradizionalmente, la lettura su carta richiedeva tempo, impegno, concentrazione — era un processo “verticale”, meditato, adatto a testi complessi o lunghi.
Con l’avvento di internet, smartphone e schermi, la fruizione dei contenuti è diventata rapida, mobile, più “usa e getta”: gli utenti cercano informazioni in fretta, spesso passano da un testo all’altro senza mai fermarsi sul serio.
Il risultato? Una diminuzione del tempo e della predisposizione alla lettura integrale di articoli lunghi o libri cartacei.
Il dato è confermato anche da ricerche sull’uso dei media digitali: per esempio, su molti siti di informazione gli utenti passano molto più tempo nelle homepage che nelle pagine interne — segno che spesso si limita a leggere titoli o poche righe iniziali.
Lo skimming — a volte chiamato “scrematura” del testo — consiste nel saltare da una riga all’altra, cercando parole chiave, titoli, ancore testuali in grado di “catturare” rapidamente il senso generale del contenuto. Lo sguardo corre seguendo traiettorie a “F” o “Z” sulla pagina.
Studi con eye-tracking evidenziano come gli utenti dedicano fino all’80% del tempo di visualizzazione alla parte sinistra della pagina, e in particolare ai contenuti sopra la “linea di scroll”.
Questo schema riflette anche l’impostazione “naturale” di lettura nei sistemi occidentali: da sinistra verso destra, dall’alto verso il basso.
In sostanza: lo skimming è un adattamento alla realtà digitale — con la sua abbondanza abnorme di stimoli, link, distrazioni — che mira a estrarre valore in tempi rapidi.
Vantaggi:
Permette di analizzare grandi quantità di contenuti in tempi molto brevi — utile se devi fare ricerche, monitorare notizie, oppure gestire flussi informativi costanti.
Ottimizza il tempo: ideale per email, articoli brevi, post, report — insomma contenuti “snackabili” della comunicazione moderna.
È efficace per cogliere rapidamente le idee centrali, decidere se approfondire o meno, filtrare informazioni “buone” da quelle “di contorno”.
Limiti:
La comprensione tende a essere superficiale, specialmente con testi complessi, tecnici o ricchi di sfumature.
Può compromettere la riflessione critica, la profondità e l’attenzione ai dettagli: elementi fondamentali in contesti analitici o formativi.
Rende la lettura passiva, riducendo il coinvolgimento intellettuale e diminuendo la qualità dell’esperienza di apprendimento o comprensione.
Secondo il pensatore e teorico digitale Geert Lovink, oggi viviamo una condizione in cui l’attenzione è costantemente “a pezzi”: sovraccarico informativo, distrazioni continue, flusso incessante di stimoli, tutto concorre a rendere difficile la focalizzazione e l’elaborazione profonda.
In tale contesto, lo skimming non è soltanto una comodità — ma quasi una necessità. Una strategia di sopravvivenza cognitiva che risponde al caos informativo.
Il rovescio della medaglia? Una possibile perdita di capacità critica e analitica, con una rivoluzione silenziosa nella qualità della nostra relazione con i contenuti.
Alcuni esperti — come la linguista Naomi Baron — considerano la lettura su carta un’esperienza più “verticale”, lenta, meditata, capace di favorire comprensione profonda e riflessione.
Al contrario, la lettura digitale è ideale per quantità: multitasking, confronto rapido, ricerca veloce.
Quando l’obiettivo è assorbire concetti complessi, interrogarsi, capire dinamiche o sfumature, la carta — o comunque un approccio “lineare” e meditato — resta superiore.
Ma nella quotidianità del web, nella frenesia delle informazioni, lo skimming risponde meglio alle esigenze immediate… a costo di sacrificare la profondità e la qualità della comprensione.
Per chi lavora in comunicazione, marketing o content creation, capire lo skimming è fondamentale. Ecco cosa significa in pratica:
Titoli, intro e sottotitoli assumono un peso enorme: molti utenti decidono se restare o andare via in base a quelle poche righe iniziali. Serve sintesi forte, headline persuasive, copy che cattura l’attenzione subito.
Contenuti modulari, scan-friendly: meglio struttura a blocchi, liste puntate, paragrafi brevi, grassetti, evidenziazioni — tutto ciò che spalma l’informazione in “bocconi digeribili”.
Priorità all’essenziale, non al superfluo: quando gli utenti “skimmano”, vogliono il succo, non la riempitura. Contenuti diretti, chiari, orientati all’azione o all’informazione utile.
Bilanciare velocità e valore: a volte serve rapidità, ma non bisogna perdere la profondità — soprattutto in testi che richiedono riflessione, analisi o storytelling coinvolgente.
In sostanza: produrre per il web oggi significa conoscere lo skimming e usarlo a proprio vantaggio — senza farne il nemico della qualità.
Skimming non è per forza un male: è una strategia. Come ogni strumento, va usato con consapevolezza. Quando serve velocità, overview, selezione rapida di informazioni: funziona. Quando serve comprensione, approfondimento, riflessione: meglio un approccio più lento e meditato.
Per utenti, studenti, professionisti e content creator — saper riconoscere il contesto giusto fa la differenza. Ed è un’abilità sempre più rilevante nell’era digitale.
Per noi di Qltech lo skimming rappresenta una leva operativa concreta: strutturare contenuti formativi ad hoc per il digitale, costruire corsi e percorsi che tengono conto della fruibilità e accessibilità, e allo stesso tempo non perdere di vista chi cerca profondità.
È un invito a essere smart: titoli che attirano, contenuti che fanno breccia, formati pensati per il gergo digitale. Ma è anche un monito: non sacrificare mai la qualità sull’altare della velocità.